mondiali di calcio

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All’indomani, o quasi, della storica e vergognosa sconfitta (così dicono i giornali) del Brasile agli ultimi mondiali di calcio, devo fare una confessione: di questi mondiali di calcio non ho seguito nemmeno una partita; nemmeno quelle dell’Italia. Anzi, se proprio devo essere sincero non ho seguito nemmeno una partita degli ultimi tre o quattro mondiali. Nemmeno il mondiale di qualche edizione fa, in cui l’Italia era riuscita a vincere la finale.

Non ho mai amato il calcio, l’ho sempre considerato uno sport noioso e stupido. Forse a giocarlo potrebbe anche essere divertente, se ne fossi capace, ma stare a guardarlo in TV o allo stadio non mi interessa. Grazie, ma ho modi molto più interessanti per passare il mio tempo. Al limite va anche bene un buon vecchio film (visto che in questo periodo come programmazione televisiva vengono proposti solo vecchi film).

Non seguo le partite e i risultati, e non mi interessa chi vince o chi perde. Nonostante questo non ho potuto ignorare la notizia della clamorosa sconfitta della squadra del Brasile contro la quella della Germania. Anche perché è su tutti i giornali ed in questi giorni non si parla d’altro.

Qualche anno fa mi limitavo a guardare le partite dell’Italia esclusivamente nei campionati europei e nei mondiali, poi ho deciso che non ne valeva la pena. Lo facevo per uno strano senso di nazionalismo, come se la possibile vittoria della squadra italiana potesse essere una vittoria di tutta la nazione. Poi mi sono reso conto che non è così, una vittoria della squadra non è una mia vittoria. E, fortunatamente, una sconfitta della squadra non è una mia sconfitta.

Per la maggior parte delle altre persone non è così. La stragrande maggioranza delle persone, i “tifosi” sono pronti ad esultare fino all’inverosimile per la vittoria della “propria” squadra, e arrivare fino a disperarsi in caso di sconfitta. Ho un collega che proprio in questi giorni si trova in vacanza in Brasile. Contattato via SMS per sapere come i Brasiliani avevano preso la sconfitta della loro nazionale ha risposto: “Per dirla alla Carlo Verdone, ‘na tragedia!“.

Ed in effetti sono state proprio le foto dei tifosi brasiliani in lacrime a spingermi a scrivere questo post a proposito dei mondiali. Tralasciando il discorso economico, sempre più presente in questo tipo di manifestazioni, i mondiali di calcio, esattamente come le olimpiadi, dovrebbero essere l’occasione di incontro tra le nazioni. Un momento per confrontarsi in maniera amichevole e festeggiare insieme.

Capisco la voglia di prevalere e di arrivare primi, è normale, ed è giustissimo che ci sia. Ma dovrebbe riguardare principalmente i partecipanti alla manifestazione. Gli altri, gli spettatori, dovrebbero essere un pochino meno coinvolti emotivamente per via del risultato ottenuto. In fondo la mia vita, la tua o quella del tuo vicino non cambia molto se vince il Brasile, l’Italia o la Germania.

Foto tratta da Google Immagini.

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