litigi in ufficio
La vita in ufficio non è quasi mai facile. Non che sia una cosa difficile, succede solo che a volte la convivenza con i colleghi può essere difficile. Ci sono litigi, persone che ti parlano alle spalle e chi complotta contro di te per farti sfigurare nei confronti dei superiori. Più una azienda e grande e più questi fenomeni sono presenti e marcati.
Si tende a perdere di vista l’obiettivo, il lavoro per sé e per l’azienda e si incominciano a vedere i colleghi non come qualcuno con cui lavorare, ma come qualcuno su cui sfogare le proprie frustrazioni, o come degli avversari (concorrenti) da combattere nella propria scalata verso i vertici.
Devo dire che da questo punto di vista sono abbastanza fortunato, pur lavorando in una grande azienda, sono in un centro distaccato piuttosto indipendente. Questo da un lato comporta che io e i miei colleghi siamo lontani “dal sole”, come dice qualcuno; ovvero dal capo che non ha occasione di vederci e apprezzarci. Dall’altro lato comporta anche che siamo lontani dagli “intrighi di palazzo” che portano a tutte le bassezze di cui parlavo prima.
Qualche mese fa è arrivato un nuovo collega che ha chiesto il trasferimento nel nostro centro per poter lavorare un po’ più vicino a casa. Questo collega arriva proprio dalla realtà che illustravo prima ed è rimasto piacevolmente sorpreso dal clima molto più amichevole che c’è nel nostro centro.
Ovviamente non è la famiglia del mulino bianco, anche qui a volte ci sono discussioni e litigi, dovuti alla diversa concezione del lavoro, ai diversi caratteri che abbiamo tutti quanti, e in certi casi, alla diversa voglia di lavorare che qualcuno ha.
Proprio ieri, caso strano proprio quando il nostro capo era assente, c’è stata una leggera discussione relativa ad una attività di riordino del magazzino. La persona che era stata incaricato di seguire il lavoro si è rifiutata dicendo che non era compito suo, e che le attività il centro non lo riguardano, quasi come se lui si trovasse qui per sbaglio.
Visto che tutta la discussione era un continuo arrampicarsi sugli specchi, negando l’evidenza, alla fine abbiamo lasciato perdere e abbiamo svolto il lavoro noi rimanenti colleghi. Il lavoro non era né difficile né faticoso, c’era solo il fastidio di doverlo fare perché chi era stato incaricato si è rifiutato.
Alla fine abbiamo finito abbastanza presto. Per me il discorso poteva anche essere finito a quel punto, o quasi. Qualcun altro del gruppo deve averla pensata diversamente e ha informato il capo di questo episodio. A questo punto seguirà un chiarimento tra questa persona e il responsabile. Comunque, pensandoci bene, se ho sentito l’esigenza di sfogarmi con queste quattro righe, la cosa non l’avevo digerita completamente.
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