solidarietà

Fino ad adesso ho sempre evitato di parlare del lavoro e dei problemi ad esso relativi. Ma fino ad adesso, anche se le cose non andavano benissimo, erano comunque tollerabili. Adesso non lo sono più essendo arrivati al punto di iniziare con la solidarietà. Quella che dovrebbe essere una bella parola, intesa come benevolenza, comprensione o sforzo attivo per aiutare qualcun altro, viene utilizzata per un tipo di contratto di lavoro.
In pratica, con il contratto di solidarietà l’azienda dichiara di avere problemi economici e per risolvere la situazione, invece di licenziare qualcuno, fa lavorare tutti meno, risparmiando in questo modo un po’ di soldi sugli stipendi. La cosa potrebbe anche essere giusta se venisse utilizzata come ultima possibilità e fosse fatta per tutti allo stesso modo, ma purtroppo non è così.
Prima di tutto una azienda che ha debiti e non può pagare gli stipendi dei dipendenti, prima di cominciare a licenziare o applicare i contratti di solidarietà dovrebbe smettere di pagare i dividendi delle azioni.
Seconda cosa, per risparmiare dovrebbe prima smettere di spendere milioni di euro in contratti di consulenza assolutamente non necessari, visto che la maggior parte di questi pagatissimi consulenti fanno un lavoro che potrebbe essere fatto anche dai dipendenti.
Per ultima cosa, se proprio si deve fare la solidarietà si deve fare uguale per tutti, non va bene che alcuni settori, ritenuti “intoccabili”, non facciano nemmeno un giorno.
Dopo questo sfogo, annuncio che da ora, per tre giorni al mese rimarrò a casa. Se fossimo in estate andrei al mare, ma adesso, col freddo e brutto tempo, cosa faccio?

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